“Rapporto annuale 2022. La situazione del Paese”

27/09/2022

Illustrato dal Presidente Istat, Gian Carlo Blangiardo, il Rapporto annuale 2022 che rappresenta la situazione socio-economica del nostro Paese. Come il welfare può aiutare negli ambiti delle criticità emerse.

 

È stato presentato a Montecitorio, lo scorso 9 luglio, il Rapporto annuale a cura dell’Istat che fotografa la situazione socio-economica dell’Italia.

Secondo i dati illustrati dal Presidente Istat, Gian Carlo Blangiardo, dopo la crescita record del 2021 – che ha fatto registrare un +6,6% – ad inizio 2022 il Pil del nostro Paese è tornato ai livelli di fine 2019.

Per effetto di strozzature dal lato dell’offerta e delle forti spinte inflazionistiche, dalla seconda metà dello scorso anno, il panorama internazionale ha conosciuto un peggioramento generale, esacerbato dallo scoppio del conflitto in Ucraina.

La guerra in atto ha peggiorato le prospettiva di crescita per l’anno in corso e per il prossimo, e anche quelle per l’Italia sono in decelerazione.

L’inflazione nel nostro Paese, ha raggiunto lo scorso giugno l’8% per l’indice NIC, un picco che non si vedeva dal gennaio del 1986, a causa dell’incremento delle materie prime, a partire dal gas naturale, il cui prezzo è aumentato di circa sei volte.

L’Italia dipende dall’estero per oltre tre quarti del suo approvvigionamento energetico – principalmente di petrolio e gas naturale – guardando al futuro risulta quindi particolarmente importante il progetto della transizione ecologica, a cui il PNRR, destina circa 85 miliardi di euro di investimenti.

Secondo il Rapporto dell’Istat, di rilevanza strategica per lo sviluppo del Paese, risulta anche la modernizzazione delle amministrazioni pubbliche, caratterizzate ad oggi da un organico ridotto e invecchiato: l’età media dei dipendenti sfiora i 50 anni, a fronte dei 42 nel settore privato.

Oltre quindi alla semplificazione delle procedure amministrative, l’obiettivo è rivolto anche allo sviluppo del capitale umano e al pieno sfruttamento delle tecnologie digitali per l’offerta di servizi.

In questa prospettiva i dati degli ultimi due anni sono incoraggianti: le istituzioni pubbliche hanno rinforzato le assunzioni e la formazione e non si è fermata l’erogazione di servizi nonostante la maggior parte del personale operasse da remoto.

È cresciuto inoltre, l’utilizzo delle piattaforme digitali pubbliche da parte dei cittadini e delle imprese.

L’Istat mette in luce inoltre, il cambiamento di stili di vita seguito alla pandemia. L’emergenza sanitaria ha modificato le abitudini della popolazione nelle relazioni parentali e amicali: nonostante la ripresa dei contatti in presenza, oltre la metà della popolazione afferma di aver ridotto la frequenza degli incontri.

Altro aspetto profondamente cambiato quello del lavoro, con lo smart working ormai prassi consolidata per molte aziende, la maggior parte delle quali non lo avevano mai sperimentato prima della pandemia, ne abbiamo parlato qui.

Dopo la pandemia è diventato centrale per i lavoratori il work-life balance, e le aziende con i loro piani di welfare hanno voluto incontrare questa esigenza, come spiegato qui.

Secondo l’Istat la pandemia ha avuto inoltre un impatto rilevante sulla fase recessiva – in atto dal 2014 – del cambiamento demografico. L’eccesso di mortalità registrato nel 2020 si è accompagnato al dimezzamento dei matrimoni, a causa delle misure di contenimento del contagio, e al crollo della frequenza delle nascite, anche i primi dati del 2022 non mostrano significativi miglioramenti. Di declino demografico e di come il welfare possa favorire il rientro al lavoro delle madri dopo il parto ne avevamo parlato qui.

Nel nostro Paese profondi cambiamenti sono avvenuti nelle forme familiari: è aumentato il numero di famiglie ed è diminuito il numero dei componenti, per la forte crescita delle famiglie costituite da persone che vivono da sole.

Coppie non coniugate, famiglie ricostituite, single non vedovi e monogenitori sono tutte tipologie di famiglia in crescita.

Secondo le più recenti previsioni, all’interno di una popolazione che prosegue la sua tendenza a diminuire e a invecchiare, il numero di famiglie è invece destinato a crescere.

Le profonde trasformazioni demografiche e sociali in atto riguardano anche sulla popolazione anziana: si delineano nuove potenzialità nelle condizioni di salute e nella qualità di vità, insieme a nuovi bisogni.

Il bisogno di assistenza viene espresso dal 70% delle persone con moderate o gravi difficoltà ed un terzo non si sente adeguatamente aiutato. La famiglia detiene ancora il ruolo chiave nell’assistenza, ma viste le trasformazioni familiari descritte sopra, sorge il dubbio che possa continuare a far fronte ad una domanda di assistenza che si stima in crescita.

Anche qui il welfare viene in aiuto alle famiglie, ad esempio con le proposte di riforma del Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza di cui abbiamo parlato qui.

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