Verso la Manovra 2024: cosa accadrà ai fringe benefit?
06/10/2023

Come ogni anno, nel periodo di settembre inizia il dibattito politico sulla Manovra di Bilancio per il prossimo anno. Tra i tanti temi di cui sta discutendo la maggioranza, ci sono anche i fringe benefit.
Secondo i rumors delle più importanti testate italiane, pare che l’Esecutivo voglia innalzare dal prossimo anno la soglia di defiscalizzazione dei fringe, portandoli da 258,23 a 1.000 euro per tutti i lavoratori/trici, indipendentemente dalla presenza o meno di figli a carico.
Nel 2023, con il Decreto Lavoro, la soglia di deducibilità dei fringe benefit è stata portata a 3.000 euro (fino al 31 dicembre) ma solamente per coloro che hanno figli a carico.
Ma parlare solamente di fringe benefit può essere un limite allo sviluppo futuro del welfare aziendale: infatti, i fringe finiscono per divenire una forma di “compensazione” della retribuzione, piuttosto che un’occasione per accedere a servizi di natura sociale, assistenziale o di cura. Inoltre, la scelta che l’Esecutivo è chiamato a fare ha un peso economico rilevante. Se, come sembra, si vuole innalzare la soglia dei fringe a 1.000 euro, garantendo al tempo stesso anche la tassazione agevolata sui premi di produttività (al 5%) servono tra gli 1 e i 2 miliardi di euro. Una cifra non di poco conto.
Per questo, è auspicabile che il Legislatore si concentri anche su altri aspetti del welfare aziendale, allo scopo di facilitare l’utilizzo di servizi di natura sociale, sanitaria e assistenziale, quindi dedicati all’infanzia e a familiari anziani e non autosufficienti, per esempio consentendo il pagamento diretto di queste prestazioni attraverso il budget welfare di lavoratori e lavoratrici. Al tempo stesso si potrebbe innalzare il vantaggio fiscale esclusivamente nel caso in cui i fringe benefit siano utilizzati per l’acquisto di servizi. In questo modo si potrebbero incentivare le prestazioni sociali a scapito dei buoni acquisto e buoni spesa.
Sarebbe poi essenziale prevedere sgravi fiscali e incentivi per quelle imprese che fanno welfare “in rete”, anche e soprattutto con il territorio.
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