Master per il Welfare del futuro: il Project work di Massimo Prati
05/08/2021
In questa articolo esamineremo il Project Work del dott. Massimo Prati, membro dello staff di Welfare Insieme, al Master in management del Welfare organizzato da Ca Foscari Challenge School.
Il titolo della tesi sviluppata da Massimo Prati è “Il contratto di rete come strumento di sviluppo del Welfare Aziendale – le sue potenzialità per il benessere organizzativo di micro e piccole imprese”.
In altri termini, la tesi analizza le potenzialità di questa tipologia di contratto al fine di incrementare la diffusione del Welfare nelle piccole imprese artigiane; secondo vari studi infatti, le PMI e ancor di più le micro imprese (quelle con un organico molto contenuto, inferiore per convenzione ai 10 dipendenti), corrispondono a oltre il 90% del totale delle aziende italiane.
Tuttavia il Welfare Aziendale ancor oggi è maggiormente diffuso nella grande industria; individuare strumenti utili ad estenderne i benefici oltre i suoi confini più tradizionali, significa renderli disponibili alla grande maggioranza dei lavoratori e degli imprenditori del nostro paese, significa far sì che la riforma introdotta con la Legge di Stabilità del 2016, che ha dato grande impulso al Welfare Aziendale, possa esprimere appieno la sua efficacia.
Uno strumento possibile per raggiungere questo risultato è dunque, nell’attenta analisi del dott. Prati, il contratto di rete: di cosa si tratta?
Il contratto di rete è stato istituito con la L.33/2009; attraverso di esso due o più imprese possono creare alleanze mirate al raggiungimento di obiettivi comuni, possono condividere risorse finanziarie, tecniche, produttive e umane per stimolare competitività e capacità di innovazione.
Il cuore di tale contratto è il cd. “programma di rete” dove vengono enunciati gli obiettivi comuni: sotto qualsiasi altro punto di vista, il controllo di ogni imprenditore sulla sua azienda rimane inalterato.
Esso fino ad oggi (secondo il Registro delle Imprese sono oltre 40.000 le aziende coinvolte in questi processi), è stato utilizzato prevalentemente per finalità commerciali o produttive, come per esempio cooperare per aprire un mercato, sviluppare nuovi prodotti, partecipare a gare d’appalto etc.
Tuttavia, dato che la Legge 33 non ne elenca le finalità ma si limita a stabilire che le aziende retiste si obbligano ad esercitare in comune una o più attività, fra i possibili obiettivi si può senz’altro includere anche la gestione condivisa di piani di Welfare, come già da tempo viene sottolineato da giuristi e studiosi di management.
Spiega il dott. Prati che questa formula permette di abbattere i costi e gli oneri amministrativi che ancora rendono le piccole imprese dubbiose verso il Welfare Aziendale, e che essa rappresenta una modalità innovativa di gestire i collaboratori, dei quali si può incrementare in modo decisivo il benessere e la produttività.
Nella tesi viene dimostrato che non ci troviamo di fronte a uno scenario futuribile; attraverso un’analisi di casi concreti, rintracciati in varie regioni d’Italia, il dott. Prati dimostra che questo peculiare utilizzo del contratto di rete è già una realtà consolidata e riesce a coinvolgere anche le piccole imprese.
Inoltre, nella parte finale dell’elaborato viene posto in evidenza che questo fenomeno ormai va oltre la rete contrattuale fra aziende e spesso si caratterizza come rete mista, un perno per dar vita a collaborazioni stabili fra soggetti di varia natura (pubblici e privati, aziende e terzo settore), con benefici potenzialmente notevoli in termini di impatto sui territori.
È un insieme di opportunità molto promettenti, che nel prossimo futuro Welfare Insieme intende sfruttare promuovendo sperimentazioni ad hoc su questa materia alle Associazioni Territoriali di Confartigianato.
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