Ocsel, numeri in crescita per il welfare aziendale
5/08/2020
Quarto rapporto sulla Contrattazione di Secondo Livello (Ocsel) di Cisl: il welfare aziendale cresce di nove punti rispetto al biennio 2014-15, un incremento che trova definizione nel 27% degli accordi. E considerando solo quelli stipulati nel corso del 2017, la percentuale sale al 32%.
L’Osservatorio sulla Contrattazione di Secondo Livello (Ocsel) di Cisl raccoglie, analizza e studia gli accordi integrativi e sottoscritti a ogni livello. Lo scorso 17 luglio, a Roma, sono stati presentati i risultati del 4° rapporto curato dall’Osservatorio e relativo agli anni 2016 e 2017. Come risulta dai dati, il welfare aziendale cresce e anche di molto.
Secondo il primo lavoro realizzato dell’Ocsel, che si riferisce al biennio 2013-2014, il welfare era una materia presente nel 10% degli accordi in possesso dell’Osservatorio. Una percentuale che è quasi raddoppiata nel biennio 2015-2016 (18%), e ulteriormente cresciuta nel biennio 2016-2017 arrivando al 27%. Se si considerano esclusivamente gli accordi stipulati nel corso del 2017, però, tale percentuale sale al 32% La progressiva diffusione del welfare dimostra come gli interventi normativi introdotti con le Leggi di Stabilità del 2016 e del 2017 abbiano prodotto un effetto considerevole.
Secondo il rapporto, i lavoratori coperti da forme di welfare integrativo sono 329.231 (circa il 35% del totale). Nel corso degli ultimi due anni, i settori merceologici in cui è stata maggiormente negoziata la materia del welfare sono stati il settore manifatturiero (con il 62%), quello dei servizi (25%) e il terziario (9%)
Il rapporto offre altre informazioni suddividendo i contratti che regolamentano il welfare aziendale in tre macro aree: gli accordi che prevedono servizi aziendali e convenzioni (63%), quelli che introducono versamenti verso fondi previdenziali o sanitari integrativi – non previsti dal CCNL – (49%) e quelli che prevedono miglioramenti delle diposizioni legislative e normative già presenti nell’ordinamento italiano (23%).
Per quanto riguarda i servizi aziendali e le convenzioni, è interessante notare un incremento – rispetto alle rilevazioni precedenti – di forme di sostegno per l’istruzione e l’infanzia. A questo riguardo i rimborsi per le spese scolastiche sono presenti nel 33% degli accordi, la possibilità di stipulare convenzioni con asili nido e nido d’infanzia nel 13% e le borse studio nell’8%. Segue poi il carrello della spesa (27%), cioè la possibilità di accedere a beni e servizi a prezzi calmierati e tramite voucher, e infine le agevolazioni per il trasporto casa-lavoro (17%).
Il rapporto evidenzia quindi come il 63% delle intese che prevedono welfare offrano forme di servizi non precisate dal rapporto. Tali interventi riguardano una pluralità di prestazioni come: la creazione di un fondo per il sostegno alle spese di affitto; forme agevolate di copertura assicurativa; permessi aggiuntivi per cure parentali; permessi per visite specialistiche; convenzioni con realtà che si occupano dell’assistenza a disabili; servizi di disbrigo pratiche e maggiordomo aziendale; sconti e convenzioni per colonie e campus per i figli dei dipendenti; agevolazioni di varia natura per viaggi, shopping, salute, benessere e tempo libero.
Nei casi in cui nella contrattazione sono previsti versamenti a fondi integrativi (ulteriori a quelli stabiliti dal CCNL), le scelte delle imprese sono indirizzate soprattutto verso fondi di previdenza complementare (68%) e fondi per la sanità integrativa (64%). Il 17% dei contratti prevede comunque la regolamentazione di altre forme di bilateralità.
Oltre al ricorso a fondi integrativi e alla realizzazione di servizi aziendali e alle convenzioni, il welfare è utilizzato anche come strumento per migliorare alcune disposizioni legislative e normative. Spesso, per esempio, le aziende si propongono di incrementare le indennità contrattuali e di legge a sostegno della maternità e della paternità (34%), le ore e i giorni di congedo parentale connessi all’assistenza o alla nascita della prole (38%) e i permessi giornalieri concessi a vario titolo (31%); sono molto frequenti anche quegli accordi volti a migliorare le disposizioni che riguardano la malattia e infortunio (32%) e quelli che favoriscono la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (29%).