Lo smart working dopo la pandemia
06/09/2022
Il lavoro agile diventa in Italia una pratica consolidata: la prima motivazione che porta le aziende a sceglierlo è il bilanciamento vita-lavoro dei propri dipendenti.
Il lavoro agile, o smart working – disciplinato dalla legge n. 81 del 2017 – è diventato ormai una pratica strutturale negli ambienti lavorativi del nostro Paese. Il Ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha dichiarato che saranno “più semplici gli obblighi di comunicazione relativi al lavoro agile anche alla luce dell’esperienza maturata durante la pandemia”.
È stata infatti prorogata la modalità semplificata, che prevedeva, fino al 31 agosto, per le aziende l’invio di una comunicazione al Ministero senza che sia stato preventivamente stipulato un accordo individuale.
La strada è quindi quella di una stabilizzazione della procedura semplificata, inizialmente adottata per far fronte all’emergenza Covid.
Il lavoro agile resta un tema fortemente legato al work-life balance e dunque al welfare.
Sempre più imprese mettono al centro il benessere del lavoratore in azienda, con una rinnovata attenzione verso i suoi bisogni e quelli della famiglia.
Secondo una recente ricerca, che ha indagato come le aziende italiane si stanno muovendo verso il lavoro agile, emerge che oltre la metà delle aziende intervistate ha introdotto stabilmente lo smart working; solo il 6% dichiara di non voler continuare con questa modalità.
Tra chi ha già regolamentato lo smart working, più del 50% non lo aveva mai sperimentato prima della pandemia.
La media dei giorni che le aziende concedono in smart working ai propri dipendenti è di 2,3.
Inoltre, in quasi il 90% dei casi, il lavoro agile non è antitetico alla presenza in ufficio, infatti la quasi totalità delle aziende offre ai dipendenti la possibilità di lavorare in ufficio anche nelle giornate stabilite per lo smart working. Questo passaggio è fondamentale perché fa superare l’errata convinzione di accostare lo smart working all’home working, caratteristico del periodo di emergenza.
La principale motivazione che porta le aziende a scegliere lo smart working è il bilanciamento vita-lavoro, segue l’innovazione dei modelli organizzativi, poi l’adeguamento alla transizione digitale e, solo alla fine, la tutela della salute, come paura del contagio.
Questa attenzione al benessere del lavoratore si riscontra anche nel sempre maggior numero di aziende che attivano piani di welfare aziendale a favore del work-life balance, ma che comprendono anche benefit a sostegno del reddito dei dipendenti e che li attraggono a rimanere in azienda, come abbiamo spiegato qui.
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